Non c’è dubbio che lo sviluppo tecnologico stia affinando le macchine (i computer, i calcolatori, i dispositivi elettronici) a livelli di precisione tali da far apparire le loro capacità sempre più simili a quelle degli esseri umani.
L’Intelligenza Artificiale o AI, cioè l’abilità di una macchina di dimostrare capacità umane come il ragionamento o la pianificazione, è da questo punto di vista uno dei settori tecnologici che si stanno sviluppando in modo più rapido in assoluto. E chi ha avuto la fortuna di usufruire dei servizi offerti da Contents.com ne sa qualcosa! Tuttavia, questa frenesia sta in un certo senso iniziando a spaventare alcuni dei professionisti “in carne ed ossa”: c’è infatti il timore che in futuro l’AI possa sostituire completamente l’intelletto umano. Ma è davvero così?
Proviamo a fare chiarezza in merito, spiegando in 10 punti quali potrebbero essere realmente i benefici e i rischi legati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella creazione di contenuti.
L’AI può davvero sostituire un giornalista?
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Vale la pena mettere alcuni puntini sulle “i” rispetto a determinate paure che gli esperti della parola scritta potrebbero avere rispetto all’Intelligenza Artificiale e al suo potenziale impatto sul settore dell’informazione. Esistono infatti alcuni miti da sfatare e argomenti su cui dibattere, ecco quali.
1 . L’AI non ruberà il lavoro ai giornalisti
Anche se determinati processi possono essere effettivamente alleggeriti grazie all’AI, la capacità di comprendere quali sono i processi da sviluppare sarà per sempre prerogativa dell’essere umano.
Non è un caso che oggi l’Intelligenza Artificiale nel contesto del giornalismo si occupi principalmente di portare a termine i task più noiosi e ripetitivi, come la trascrizione delle interviste o la pubblicazione dei risultati finanziari di un’azienda.
2 . L’AI non è quello che potreste pensare
I film ci hanno abituati a pensare all’Intelligenza Artificiale come a una macchina che può di fatto sostituire un essere umano, spesso anche nelle fattezze. Ma si tratta, per l’appunto, solo di una finzione cinematografica.
3. A volte l’AI risulta persino superflua
Alcuni problemi possono certamente essere risolti con l’aiuto della IA; altri invece si potrebbero gestire con mezzi diversi, ancor più pratici ed economici. L’Intelligenza Artificiale che una piattaforma come Contents.com utilizza, ad esempio, è solo una delle soluzioni possibili per la creazione di contenuti, sicuramente in determinati contesti giornalistici dove si predilige un’analisi più approfondita o nel campo scientifico dove i contenuti da trattare sono molto specifici, il suo uso risulterebbe del tutto inutile.
4. Non ha senso usare l’AI senza una strategia
Immaginiamo che abbiate già “fatto i compiti”: avete valutato il vostro caso specifico, avete chiarito cosa può fare e cosa non può fare l’AI per voi, e siete arrivati alla conclusione che può effettivamente esservi utile. Non è il momento di cantare vittoria, perché l’implementazione dell’AI può essere una bella “gatta da pelare” senza una strategia precisa.
A volte si pensa che l’implementazione dell’AI sia un processo semplice, ma non è necessariamente così. La verità è che a seconda del vostro caso e del tipo di tecnologia utilizzata il processo stesso potrebbe essere molto più complicato delle vostre aspettative iniziali.
Ottimizzare in automatico il paywall (ovvero l’accesso a pagamento ai contenuti di un sito internet) per generare quanti più abbonamenti possibili, è tutt’altra cosa rispetto a filtrare i commenti degli utenti: si tratta di due applicazioni dell’AI completamente diverse!
5. Dove trovare strumenti di AI
Si è detto che l’Intelligenza Artificiale può fornire ai giornalisti e alle aziende gli strumenti necessari per creare contenuti. Ma dove si possono recuperare tali strumenti?
Le opzioni sono fondamentalmente due: ci si può affidare ad uno strumento che integri l’AI con la creatività umana, com’è il caso di Contents.com, oppure si può pensare di sviluppare i propri strumenti di AI internamente. Nel secondo caso, ovviamente, il dispendio di tempo e risorse economiche sarà notevolmente più elevato.
6. Il talento insostituibile
Una delle sfide principali che le aziende devono affrontare quando vogliono approcciarsi all’Intelligenza Artificiale è trovare o sviluppare delle capacità tecniche da implementare nei loro progetti. Il problema è che nel mondo del giornalismo sono in pochi ad utilizzare l’AI rispetto ad altri settori sicuramente più all’avanguardia nell’utilizzo di questo strumento.
Ma la differenza fra i giornalisti e gli altri esperti è che nel loro lavoro non sono spinti solo dal profitto, ma anche dalla voglia di fare informazione. Non esiste Intelligenza Artificiale che possa sostituire il loro talento e la loro capacità di lavorare per un bene superiore, cioè una società più consapevole e informata.
7. Il ruolo della collaborazione
I progetti basati sull’intelligenza artificiale possono e spesso devono basarsi su una collaborazione tra vari esperti del settore.
È possibile che persone in altre redazioni stiano affrontando le stesse sfide e puntino a costruire lo stesso tipo di contenuto a cui sta lavorando un giornalista. Poco importa se sono competitor diretti, o se vivono dall’altra parte del globo. Quando si tratta dell’Intelligenza Artificiale, la collaborazione fra i professionisti dello stesso settore è di importanza vitale.
Pensiamo allo scambio di informazioni fra giornalisti in caso di un’inchiesta sugli ”hate speech” online: grazie all’intelligenza Artificiale sarà per esempio possibile filtrare e analizzare in automatico una serie di commenti razzisti, sessisti o omofobi pubblicati in diverse lingue.
8. Niente ansie
Spesso risulta difficile stare dietro alle scoperte scientifiche e tecnologiche e, di conseguenza, alle nuove opportunità che le migliorie sull’Intelligenza Artificiale offrono.
La parola d’ordine è “no stress”: per la creazione dei vostri contenuti applicate sempre le conoscenze che attualmente avete riguardo all’AI scegliendo di aggiornarvi però non appena possibile, ricordando il detto “sapere è potere”.
9. L’Intelligenza Artificiale impara
L’intelligenza artificiale, che si basa su sistemi di machine learning, non è perfetta: è possibile infatti che commetta errori ed è quindi importante che i giornalisti non si affidino ciecamente ad essa ma siano pienamente consapevoli sia dei suoi benefici che dei suoi limiti.
Un algoritmo può essere sessista, razzista, omofobico? A volte sì perché come tutti i prodotti dell’ingegno umano anche quelli informatici subiscono l’impronta, positiva o negativa, di chi li ha creati. Per questo motivo negli ultimi anni la comunità scientifica che si occupa di AI sta facendo sempre più attenzione a individuare, ed eventualmente mitigare o eliminare, i bias che si possono annidare in questi sistemi.
“Quando qualcuno applica un algoritmo di machine learning, è difficile controllarne il comportamento”, spiega Philip Thomas, ricercatore universitario. “Ma gli algoritmi di apprendimento automatico incidono sempre più sulla nostra vita ed è quindi di fondamentale importanza garantirne l’equità per evitare danni”. Basandosi sui suoi studi ritiene però che ci sia un enorme margine di miglioramento per l’apprendimento degli strumenti di intelligenza artificiale.
10. Un’occasione di perfezionamento
In generale, i giornalisti dovrebbero vedere nell’AI una preziosa risorsa per raccogliere dati e informazioni e, di conseguenza, per fornire un lavoro giornalistico migliore e più accurato. L’Intelligenza Artificiale dovrebbe quindi essere vista come un alleato, e non come un pericoloso nemico.
In definitiva, Intelligenza Artificiale e giornalismo: nemici o alleati?
In seguito a questa rapida disamina sul tema, è chiaro che le paure di alcuni giornalisti potrebbero essere un po’ esagerate.
Dati alla mano, per esplorare meglio la relazione tra AI e Giornalismo, la London School of Economics ha recentemente intervistato circa 70 testate giornalistiche in 32 Paesi. Ne emerse che l’intelligenza artificiale possa sicuramente supportare e potenziare il lavoro del giornalista, ma per farlo serve non solo superare la resistenza culturale in merito, ma anche sviluppare un piano per dotarsi di risorse finanziarie da investirci e sicuramente implementare le conoscenze in materia.
La tecnologia può essere un alleato del giornalista e la chiave la svela in un’intervista Marco Pratellesi, pioniere dell’informazione online: “L’AI è un aiutante: il giornalista deve saperla gestire per potenziare il suo lavoro”.
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