Sai che cos’hanno in comune un esperto SEO e BatMan? Entrambi hanno un Pinguino come nemico. Quello di Batman lo conosciamo, mentre il pinguino della SEO è Google Penguin, un algoritmo lanciato da Google nel 2012 che ha messo in ginocchio il traffico web per moltissimi siti. Di che cosa si tratta?
Che cos’è Google Penguin
Il Pinguino di casa Google è un algoritmo che controlla i link in ingresso ed in uscita dei siti web, atto a penalizzare le realtà online che fanno uso di tecniche SEO poco oneste.
Avrai a disposizione:
- Oltre 60 strumenti AI per creare contenuti di qualità
- Più tempo per dedicarti alla creatività, senza frenesia
- Contenuti d’impatto che attraggono lettori e visitatori
Tutto con un semplice click.
In particolare, tutti coloro che facevano uso di BlackHat SEO, cioè quelle tecniche bandite dalle regole per webmaster individuate da Google, hanno visto un calo drastico e repentino di traffico al loro sito.
Per accorgersi di questo cambiamento è sufficiente consultare Google Analytics per la propria pagina web: se noti un rapido calo di accessi al tuo sito, significa che Google Penguin ha lasciato tracce del suo passaggio. Questo è evidente soprattutto nelle statistiche del 2012, anno dell’introduzione dell’algoritmo.
Dal 2016, infatti, Google Penguin è entrato a far parte del core dell’algoritmo del motore di ricerca: questo significa che agisce sistematicamente, in tempo reale, sui singoli link e in scala globale.
Come ovviare al problema
Se questo algoritmo di Google ha inficiato il traffico del tuo sito web, puoi agire a posteriori sui link che hanno causato l’intervento di Penguin: il più delle volte basta eliminare questi link, modificarli o modificarne l’anchor text, in maniera che risultino conformi alle regole della WhiteHat SEO. Altre volte è necessario intervenire dal tool Goole Search Console per modificare i link in maniera più radicale.
Se invece vuoi prevenire l’intervento di Google Penguin, fondamentalmente ti basterà giocare pulito: no categorico alla BlackHat SEO, prima di tutto. Nonostante queste tecniche diano i migliori risultati con il minimo sforzo, essendo strumenti loschi sono mal visti dall’algoritmo, e possono quindi ottenere risultati diametralmente opposti a quelli sperati.
❌ NO
- Keyword stuffing;
- Testi copiati da altri siti;
- Link a siti di spam o a siti poco affidabili.
✔️ SÌ
- Link a siti autorevoli – quality over quantity: meglio pochi link ma di alta qualità;
- Anchor text pertinenti e studiati.
Sembra complicato e operoso? Lo è.
Il futuro della link building
Con l’introduzione dell’algoritmo Google Penguin, la link building ha cambiato volto e si sta tuttora evolvendo. Sta diventando link earning: non più una costruzione di link inbound e outbound studiata a tavolino per garantire la massima efficacia, bensì un sistema che premia l’onestà degli esperti SEO, facendo loro guadagnare il traffico al proprio sito web.
È vero, questo significa impegno, tempo ed energia. Ma agli occhi di Google, una rete di connessioni genuine e pulite è molto più auspicabile rispetto ad un gomitolo di sotterfugi e tecniche losche.
E questo si riflette anche negli occhi degli utenti, che potranno confrontarsi con un Internet più user-oriented, un po’ come era agli albori: e il tuo sito ne trarrà vantaggio, perché sia i tuoi visitatori che l’algoritmo troveranno del valore aggiunto nei link che sarai riuscito a guadagnarti.