Molto spesso, anche tra gli addetti ai lavori, si fa confusione quando si parla di Content Marketing e Native Advertising. Questo perché non è mai netta la distinzione tra queste due forme di pubblicità. Cerchiamo di evidenziare i principali caratteri distintivi sia dell’uno che dell’altro strumento di web marketing.
Cos’è il Content Marketing?
Si tratta di una tipologia di marketing gestita direttamente dal brand. Essa si basa sulla creazione di contenuti che vengono condivisi per ampliare il proprio portafoglio di clientela e monetizzare il sito web.
Ottieni con un solo click:
- Contenuti accattivanti che attirano l’attenzione del pubblico
- Creatività all’ennesima potenza per contenuti che emozionano
- Testi aggiornati sulle ultime tendenze per scalare le ricerche online.
Le informazioni concernenti un prodotto specifico sono riportate in articoli, guide, post nei Social Network, e-books, foto, video, recensioni, eccetera.
Il Content Marketing propone dei contenuti scritti e visivi pertinenti. Il suo obiettivo è quello di creare un interesse verso un bene o un servizio immesso sul mercato dall’azienda, al fine di attrarre l’attenzione del consumatore. I contenuti creati non per forza devono trasmettere direttamente il messaggio pubblicitario. Spesso, infatti, hanno carattere informativo e tendono ad illustrare le proprietà del prodotto.
Cos’è il Native Advertising?
Il Native Advertising si basa sulla creazione di un contenuto che, a differenza di un classico messaggio di marketing, non interrompe la lettura dell’utente. Tale contenuto viene inserito da parte dell’inserzionista all’interno di un determinato contesto, rendendo poco percettibile la differenza tra la pubblicità e il contenuto del sito.
Ovviamente non si tratta di una pubblicità camuffata volta a raggirare il lettore. Il contenuto deve essere proposto in modo accurato e deve risultare interessante. Inoltre, il lettore deve capire da subito che il contenuto è stato proposto da un inserzionista pagato per fare il suo lavoro. Ma malgrado ciò, la qualità del contenuto deve essere talmente alta da far dimenticare quasi subito all’utente l’aspetto commerciale. In questo modo è possibile rafforzare il rapporto di fiducia con l’inserzionista.
Gli esempi più comuni di Native Advertising sono i post sponsorizzati di Facebook e di Twitter, i True View di Youtube, gli annunci sponsorizzati sulle pagine dei risultati di Google, i Widget e tanto altro.